Si avvicina la scadenza per la comunicazione dei beni dati in godimento dall’impresa ai soci e/o ai familiari per usi privati.
Ancorché vi sia qualche dubbio da sciogliere, le diverse indicazioni già ottenute, dalla relazione d’accompagnamento al provvedimento del 16 novembre 2011 fino ad arrivare alla circolare n. 24/E del 2012, lasciano ampiamente comprendere che le nuove disposizioni normative hanno, tra l’altro, la finalità di agevolare l’effettuazione dell’accertamento con il metodo sintetico, superando lo «schermo» societario.
Lo scenario di base è semplice: se un bene è dato in godimento dall’impresa all’imprenditore o ai soci, o ancora ai relativi familiari, per scopi personali è fondamentale che i relativi utilizzatori corrispondano un «prezzo» adeguato, ossia pari al relativo valore di mercato che si sarebbe pagato richiedendo il bene «all’esterno» della propria impresa.
Oltre a questo, però, l’Amministrazione finanziaria ha deciso di superare le disposizioni normative, richiedendo sia informazioni sui beni a prescindere dall’eventuale configurarsi del reddito diverso (dunque anche se il corrispettivo è almeno pari al valore di mercato), sia il dettaglio dei versamenti e finanziamenti effettuati.
Chiaro l’obiettivo: appurare da un lato i reali utilizzatori dei beni e dall’altro gli interventi societari per comprendere la capacità reddituale. (Italia Oggi del 17 agosto 2012, pag. 26, Maurizio Tozzi )