Entro la fine dell’anno la Svizzera vorrebbe chiudere l’intesa tributaria con l’Italia sulla scia di quanto già fatto con Germania, Regno Unito e Austria.
È quanto è stato anticipato ieri dall’ambasciatore Oscar Knapp, responsabile della Divisione mercati della Segreteria di Stato svizzera per le questioni finanziarie internazionali, affermando che «i negoziati tra i due Paesi procedono bene», «siamo abbastanza fiduciosi che riusciremo a trovare un accordo da sottoporre ai Governi entro il 21 dicembre».
Qualora poi le delegazioni tecniche italiane e svizzere dovessero raggiungere l’intesa entro l’anno, a quel punto la parola passerebbe alla politica sottoponendo i termini dell’accordo ai rispettivi Governi per la ratifica e, in base alle prime indiscrezioni, questo accordo dovrebbe ricalcare, nella sostanza, quello già siglato da Berna con Berlino, Londra e Vienna.
In caso di ratifica, le prime conseguenze che si evidenziano sono le seguenti:

  • i capitali italiani depositati in Svizzera potrebbero essere assoggettati ad un’imposta liberatoria alla fonte compresa tra il 21 e il 41 per cento per regolarizzare i capitali finora depositati in nero nelle banche elvetiche sanando, in tal modo, le posizioni passate;
  • sui redditi futuri potrebbe invece essere applicata un’imposta del 26 per cento come nel caso della Germania (la somma, in questo caso, sarebbe consegnata al Fisco italiano ma i titolari dei conti rimarrebbero anonimi). (Italia Oggi del 20 novembre 2012, pag. 31, Tancredi Cerne )