Si stima che meno dello 0,1 per cento dei contribuenti (40.000 su oltre 40 milioni) subirà controlli da redditometro.
Con questa previsione, l’Agenzia delle Entrate conferma la linea “morbida” sul fronte delle verifiche che non saranno a tappeto e dovrebbero colpire incisivamente solo i casi di evasione più gravi.
In particolare, viene evidenziato che di fondamentale importanza sarà l’utilizzo del redditest, il software la cui funzione dichiarata è quella di consentire ai contribuenti di effettuare un’“autovalutazione” della propria posizione.
Questo strumento sembrava irrimediabilmente posto fuori gioco dalle logiche completamente diverse su cui si poggia il “nuovo” redditometro. Per il redditest, infatti, non tutte le spese sono “uguali” e il reddito, almeno da quanto è desumibile dalle simulazioni effettuate, viene quantificato con il ricorso ad un moltiplicatore differenziato in relazione alla tipologia delle stesse, con un meccanismo non dissimile da quello utilizzato dal “vecchio” redditometro: nonostante questa differenza “strutturale”, viene chiarito che nelle liste selettive ai fini dei controlli dovrebbero essere inseriti solo quei contribuenti che, oltre a un reddito dichiarato non in linea con il redditometro vero e proprio, risulteranno anche incoerenti rispetto al redditest. (Il Sole 24 Ore del 22 gennaio 2013, pag. 2, Marco Bellinazzo, Giovanni Valcarenghi )